LATINA – Serata amarcord per la Boxe Latina e Fedele Bellusci, a distanza di dieci anni dalla cintura Intercontinentale IBF nei Superleggeri vinta al Palabianchini. Il “Gladiatore”, romano del Trullo ma di origini calabresi, il 14 marzo 2007 disputò dodici riprese di grande ardore e intensità agonistica, prevalendo su Cristian Frias, l’imbattuto olandese di origini dominicane. Nell’occasione, insieme al maestro Stefano Vagni, Bellusci ha portato con sé la preziosa cintura, lucidissima, custodita gelosamente all’interno di una valigia.
“E’ la seconda volta che esce da casa mia – sorride Bellusci – e solo per grandi occasioni come questa”. Una cena in compagnia dello staff della Boxe Latina, che insieme alla Boxe Promotion del team Cavallari organizzò la riunione. “Dovevo disputare un titolo internazionale, invece – prosegue Bellusci – mi ha telefonato Renato (Cavallari) con la novità gradita del’Intercontinentale, grazie all’impegno della Boxe Latina e la città di Latina”. Meno gradita la notizia dell’avversario: “Frias vinceva quasi sempre per ko (16 su 20 match fino a quel momento), ricordo il sonno piuttosto agitato nelle notti che precedano il match”. Ma sul ring è stata un’altra cosa. Nove round su dodici dalla sua parte, confermati dal verdetto unanime finale (118-109, 120-107, 120-107). “Fiato sospeso durante tutto l’incontro – commenta il maestro Stefano Vagni –, non finiva più. All’angolo si vive un match parallelo”.
Il ritorno a Latina, facce amiche, l’emozione è la stessa malgrado il trascorrere del tempo: “Devo molto a questa città, per la quale ho un vero e proprio debole. Ha segnato la mia carriera e senza quella serata, credo che sarei rimasto un pugile alla continua ricerca di gloria. Negli anni con Mirco Turrin, Domenico, Franco e Rocco Prezioso si è creato un forte legame affettivo e professionale. Credo molto nel lavoro che stanno facendo per la Boxe Latina”. Oggi Fedele Bellusci è più dirigente sportivo che maestro. La sua Boxe Bellusci Promotion nasce per: “Dare ai ragazzi l’opportunità di costruirsi una carriera, con match da combattere e location all’altezza. Una maggiore attenzione al pugile rispetto a quella che ho avuto io. Mi sono sempre sentito un po’ manager anche quando combattevo, perché credo nella boxe e se pretendevo luci, fumo e round girl non era certo per spirito esibizionistico”. La mission di Fedele Bellusci non è solo il pugile agonista: “Credo molto anche nella prepugilistica e nella competition, dove per una società è possibile seguire gli atleti in un percorso di formazione più lungo, rispetto magari agli agonisti suscettibili di cambiare casacca. Ora mi trovo bene sui due ring alla Golden Power alla Magliana, ma ho chiesto all’XI Municipio una palestra al quartiere Portuense, perché mi interessa molto portare ragazzi a seguire uno stile di vita che li possa allontanare da situazioni a rischio”.
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