Difficile che questi ricordi li troverete altrove, riguardano i miei rapporti personali e la comune militanza nella Base, in quella galassia delle correnti da cui era composta e non scomposta la DC. C’era il senso dell’unità necessaria per la missione storica da compiere di salvare l’Italia dal cadere nell’orbita dell’impero comunista (com’è ancora attuale la denominazione all’epoca di Putin!). Ciò comportava che quando le divisioni interne alla DC erano esorbitanti, un gruppo anche trasversale si faceva carico di riannodare le fila col dialogo. Cito per tutti quello di Taviani, genovese detto non a caso quello dei pontieri, noto per i forti connotati antifascisti come minimo comune. Basti pensare che viva la DC io non ho militato in altra corrente perché prevalente la scelta strategica di fondo cultural-politica di centro-sinistra prima, senza trattino poi. Basterà ricordare che la Base curava due riviste: “Politica” diretta da un enfant prodige morto giovane Nicola Pistelli1 geloso della laicità e dell’autonomia nei confronti degli orientamenti vaticani e da “Stato Democratico” col suo puntuale richiamo a farsi carico della struttura partecipativa dello Stato democratico, specie di quelle istituzionali che saldano direttamente i cittadini con i loro rappresentanti senza le prevaricazioni onnivore dei partiti. Molti si sono chiesti, muovendomene un espresso addebito, come mai in 5 legislature,2 dal 1976 diventato deputato dell’ondata Zaccagniniana, non fossi riuscito ad entrare al Governo pur avendo acquisito un titolo di merito invidiabile, quello che nel mio periodo dal 1976 al 1994, sono stato il primo per presenze in aula a Montecitorio, più volte proposto ad un sottosegretariato. L’origine di questo sbarramento risale ad uno scontro tra me e Ciriaco segretario del Partito nell’assemblea di gruppo per la formazione del nuovo governo. Lui annunzia che finalmente l’accordo con i socialisti è fatto con il patto di avvicendarsi prima Craxi e poi lui alla guida del governo. Aperto il dibattito nel mio intervento definii imprudente3l’accordo fatto per due motivi: non si parlava della legge sull’apparentamento prima delle elezioni per rendere trasparenti le proprie scelte e porre fine ad una doppiezza preoccupante in primo luogo per l’elettorato. Alla sua obbiezione che avrebbe imposta e fatto passare la riforma una volta succeduto a Craxi, fu facile obbiettare che, sotto le prossime elezioni politiche, con una legislatura da approntare, il Presidente del Consiglio era un ostaggio del suo alleato Craxi, che rifiutava di farsi schiacciare tra i partiti maggiori. Lo sbocco obbligato fu che, come per Fanfani, al doppio incarico seguì il doppio scarico e l’esito si è ripetuto ancora più rovinosamente con Renzi. La logica politica è la stessa: impedire troppo potere nelle mani di uno solo! Ciriaco dopo la sconfitta stette fermo pochi mesi. Mi telefonò 4preannunciandomi che avrebbe ripreso a girare l’Italia ed a5ricostituire il gruppo e se volevo essere della cordata nonostante qualche incomprensione (sic!) in passato. Io dissi che ero disponibile e fissammo l’incontro un sabato nel teatro di Latina nella sala grande. Ciriaco era ritenuto responsabile della mia assenza al governo pur avendo la maggiore anzianità di servizio parlamentare rispetto ai colleghi del Lazio e per giunta giudicato debole con i questuanti che pareggiavano i miei meriti con la loro puntuale presenza d’estate a Nusco nel torneo di tressette. Per rompere il ghiaccio mi venne un espediente verbale. Testuale registrato: “Dovete sapere che io sono nativo campano, di Montesarchio provincia di Benevento, poi nel 1949 definitivamente trasferito a Sabaudia appresso a mio padre militare in servizio presso il Collegio Caracciolo per gli orfani di guerra della Marina militare. Montesarchio non aveva stazione ferroviaria s’appoggia ancora a quella di S.Martino Valle Caudina, a 15 km di distanza in provincia di Avellino, dove c’è Nusco paese natale di De Mita. Per 15 km non sono rientrato nella protezione diretta di De Mita!” Risata generale, Ciriaco prese la palla al balzo e aggiunse: “Sì è vero, ho subito enormi pressioni quando si facevano i governi67ma mi giustificavo: Rodolfo ha spalle larghe, lui ha per amica la poesia!” Cosi sia e così è stato! Mi8risuona in mente il saggio detto napoletano: ”Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, scurdammoce o’ passato, simme e Napule, paisà!”
On Rodolfo Carelli
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