“Classicus” in latino significa <appartenente alla prima classe> quella degli equites (i Cavalieri, Ottimati), più in generale o nel gergo comune qualcosa di prescelto quindi distinto dall’ordinario. Recentemente l’università La Sapienza di Roma è stata dichiarata la prima nel mondo per gli studi di Filologia Classica il dipartimento da me frequentato negli anni ’60 in cui imperava l’esimio Prof. Ettore Paratore con lo stuolo dei suoi assistenti lui temutissimo per autorevolezza e scienza, alcuni di loro per essere maligni o “perversi”! Con il Maestro discussi la tesi di laurea sulle Bucoliche di Virgilio, correlatore il Prof. Walter Binni persona squisita. Ricordo la prima volta quando mi recai a casa sua, a Monteverde (via Carini 2), esitai un po’ prima di suonare, mi aprì una signora (la governante), avvertì il mio smarrimento, “ Hai paura”? disse “ Mica ti mangia è tanto bravo”! Lui scese da una scala in legno indossando un’elegante vestaglia da camera, fu sorprendentemente amabile e gentile, me ne andai rincuorato. Quell’Istituto insieme all’Istituto Germanico in Roma (via Sardegna) per alcuni mesi furono la mia fissa dimora ne serbo un ricordo bellissimo. Oltre a Paratore nel dipartimento di Filologia Classica gravitavano altri nomi illustri quali il Prof. Scevola Mariotti (Greco), la Prof.ssa Margherita Guarducci (Epigrafia Greca), gli assistenti Prof.ri Giovanni D’Anna, Renato Badalì, Cesare Questa piuttosto puntiglioso e non propriamente simpatico, Moretti (mi sfugge il nome di battesimo), Ubaldo Pizzani, Luca Canali il “bello” prediletto dalle fanciulle peraltro assurto agli onori del grande schermo figurando nei titoli di coda di “Fellini Satyricon” come consulente per la pronuncia di alcune frasi in latino, rigorosamente scientifica o “restituita” pretesa da Paratore. Sta di fatto che quell’Istituto ha rappresentato il crogiuolo formativo e propulsivo di tanti giovani laureandi di allora indi qualificati cultori o professionisti delle discipline classiche. Non è affatto retorica né millantato credito la soddisfazione nell’apprendere che La Sapienza sia stata individuata e insignita di tanto riconoscimento in particolare per gli studi di Filologia Classica contendendo il primato ai tedeschi. A tale riguardo una nota a margine: quando chiesi la tesi al Prof. Paratore non fu interessato al voto dell’esame bensì se conoscessi il tedesco, rimasi perplesso soggiunse: “Se intende laurearsi con me deve conoscere il tedesco”! Strada facendo mi resi conto della ragione. Nota a margine: ancora oggi mi chiedo per quale insulso motivo nella scuola non si adotti la pronuncia del latino cui accennato, non creerebbe sicuramente alcun disagio agli scolari fornendo altresì loro l’occasione per qualche considerazione sulle cosiddette “lingue morte”(Greco e Latino ) che davvero morte non sono visto e considerato che il nostro vocabolario abbonda di termini ricalcati o derivati da esse dai più tranquillamente usati sia pure “volgarmente” cioè a prescindere dalla conoscenza scolastica. Mi piace dedicare ai giovani/alunni che frequentano il Liceo Classico due aforismi di Karl Kraus un tedesco appunto!
< Ciò che la scuola può fare è produrre quella vaga bruma delle cose vive da cui sguscia fuori un individuo. Se, dopo tanti anni, uno sa ancora da quale dramma classico e da quale atto è presa una certa citazione, la scuola ha fallito. Ma se uno ha idea di dove potrebbe stare quella citazione, allora è una persona veramente e la scuola ha raggiunto appieno il suo scopo.>
< Una vasta cultura è una farmacia ben fornita: ma non c’è modo di avere la sicurezza che non ci venga porto del cianuro per curare un raffreddore.>
[gimaul]
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