LATINA – Il Tribunale al termine della camera di consiglio ha accolto la richiesta formulata dalla pubblica accusa e dal magistrato Giuseppe Miliano: sei anni e dieci mesi. Alla fine il Collegio penale presieduto dal giudice Aldo Morgigni, ha condannato un uomo di 47 anni, D.C., queste le sue iniziali, di origine romena, un bracciante agricolo accusato di violenza sessuale e stalking alla stessa richiesta formulata dal magistrato inquirente. Ieri in aula si è svolto l’ultimo atto del processo. I fatti contestati sono avvenuti dal 2016 in poi tra la Romania e vicino Latina. «Anche alla presenza di figli minori, l’uomo ha maltrattato la moglie con una serie di condotte abituali con minacce di morte e una serie di offese». E le frasi che sono finite nell’inchiesta e sul fascicolo del pm sono molto pesanti. «Mi fai schifo come donna, stupida, matta».

La vittima dei fatti è stata percossa in diverse occasioni con schiaffi e anche altre condotte violente. «La sua unica volontà criminosa era quella di ledere l’integrità psicologica morale e fisica della donna al punto da rendere dolorosa e impossibile la convivenza». Tra le altre accuse contestate anche quella di violenza sessuale, a partire dal 2016 con cadenza giornaliera ha costretto la donna ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà. L’imputato era difeso dagli avvocati Giamila Dezio e Daniela Chiarucci che hanno cercato di scardinare le accuse contestate nei confronti del proprio assistito, poi la sentenza nel pomeriggio. Il quadro processuale non era certamente facile per il 47enne. Nel corso del processo la parte offesa aveva anche ritrattato le accuse. Tra novanta giorni quando saranno depositate le motivazioni della sentenza, è scontato che sarà presentato ricorso in Corte d’Appello. La difesa aveva chiesto l’assoluzione per una serie di motivi, sostenendo che la parte offesa aveva ritrattato e aveva rimesso la querela. In sede di interrogatorio la donna aveva dichiarato che si trattava di litigi ma che non ci sono mai state percosse o abusi di altro genere. Sempre la difesa ha ribadito infine che non ci sono certificati delle violenze fisiche allegate alla denuncia. Era stata questa la prospettazione dei legali. Alla fine nei confronti dell’uomo che era stato indagato a piede libero, è arrivata la condanna. Il processo che si è concluso ieri è soltanto l’ultimo in ordine di tempo per i reati cosidetti di natura domestica che rispetto al passato sono sensibilmente aumentati. C’è da segnalare che da parte delle vittime c’è maggior consapevolezza nel voler denunciare. Il primo step avviene quando Polizia e Carabinieri arrivano sul luogo della segnalazione dove è avvenuta la presunta violenza e l’intervento punta a mettere in sicurezza la parte offesa per tutelarla e raccogliere in questo modo subito la sua testimonianza.


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