La forza della fragilità di Vincenzo Paglia
Dobbiamo assumere la fragilità come condizione di opportunità e come condizione permanente. È dalla cura della fragilità che si genera la creatività umana. (Mauro Ceruti)
Dalla pandemia (ancora in atto) gli uomini e le donne possono ricavare la consapevolezza e la convinzione che la fragilità è la condizione umana che mette in risalto la finitudine dell’essere umano. La fragilità è il tema centrale dell’ultimo libro scritto da Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, dal titolo La forza della fragilità (Laterza editore, 2022).
Il libro, con uno stile rigoroso e minimalista, apre orizzonti di riflessioni a più livelli sulle relazioni umane, sulla complessità di ogni persona e sul senso spirituale della vita. L’autore continuamente ricorre alle pagine bibliche e si serve dei racconti delle Sacre Scritture e, in particolare, del luminoso e illuminante magistero di papa Francesco (Laudato si’, Fratelli tutti), per sostenere in maniera argomentativa le sue idee sulla fragilità.
Il tema della fragilità è affrontato non solo come dimensione ineliminabile della condizione umana, ma anche tenendo conto del preoccupante scenario pandemico che ha messo in maggior evidenza i processi di marginalizzazione e l’aumento delle ingiustizie, delle diseguaglianze e delle disparità economiche e sociali, conoscitive e relazionali fra gli uomini e donne del nostro tempo, dell’«era degli scarti», incapace di attuare una convivenza pacifica dei popoli.
Scrive nell’Introduzione l’autore: «La realtà radicale della nostra fragilità è una delle grandi lezioni da apprendere dalla pandemia. Eravamo nel mezzo di un’euforia tecnologica, e siamo stati colpiti letteralmente a morte, anche perché tecnicamente e socialmente impreparati. […] È saggio tener in conto la nostra fragilità» perché la comune precarietà e la persistente vulnerabilità (che ci caratterizza come umani) e i limiti delle nostre conoscenze scientifiche testimoniano che non siamo in realtà padroni del nostro destino. E poiché siamo tutti legati gli uni agli altri, è necessario scegliere la strada della solidarietà globale e della fraternità universale, del prendersi cura gli uni degli altri, di avere attenzione, premura e preoccupazione per il prossimo, di passare dall’Io al Noi e di stringere un nuovo patto sociale tra i popoli.
La fragilità, riconosciuta e accolta, è un tratto comune, oltre che alla natura e alle realtà materiali, a tutti gli esseri umani e si manifesta nei corpi, nelle emozioni, negli stati d’animo, nei sentimenti, negli slanci del cuore, nelle relazioni, nei comportamenti e nella ragione; essa è la condizione che contraddistingue la natura dell’uomo, che può diventare una risorsa importante, un’opportunità preziosa, perché in essa «si nascondono valori di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza e di dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che sono nella vita».
Tutti gli aspetti dell’esistenza umana, pensieri e parole, speranze e sentimenti, inquietudini e tristezze, sono segnati da una fragilità vissuta consapevolmente. Una dimensione strettamente legata alla fragilità è la vulnerabilità della vita individuale e collettiva, che può essere ferita, spezzata e interrotta dal punto di vista fisico, psicologico, morale e sociale perché, come scrive Emmanuel Levinas, l’uomo è stato, e sempre lo sarà, fragile e vulnerabile «da capo a piedi, sino alle midolla delle ossa» sia dal punto di vista biologico e fisico, che psicologico e intellettuale, morale e sociale.
La vulnerabilità, costitutiva dell’essere umano, nello scenario del cambiamento della nostra epoca, è un’altra caratteristica dell’evoluzione culturale dell’uomo, di fronte al quale si aprono i nuovi scenari della guerra nucleare e della crisi, che può nascere dalle tecnologie emergenti. Le condizioni attuali di mutamento, caratterizzato dalla catastrofe climatica, hanno reso la vulnerabilità umana globale e hanno sancito la fine del mito di Prometeo basato sull’idea di un progresso materiale illimitato.
L’uomo avverte sempre più il peso della sua “infinita” finitezza e i segni della vulnerabilità delle persone e del mondo-pianeta in cui viviamo (pandemia). La fragilità, che ci accomuna, è una delle strutture portanti della vita, che occorre riscoprirla nella sua forza perché può essere anche una grande risorsa da considerare.
Condividere il fondo della fragilità umana è importante per le persone disabili, portatori visibili della fragilità, per gli anziani e per i carcerati, bisognosi di aiuto e di solidarietà, che sono la parte più fragile e debole della società spesso dimenticati, scartati e abbandonati dalla comunità di appartenenza.
L’esistenza umana nel mondo è segnata dalla fragilità che è avvolgente e pervasiva e trova nella morte, evento conclusivo, un sigillo implacabile. Sullo sfondo di questo scenario assume notevole importanza la cura vicendevole, strettamente legata alla compassione, che riguarda sia il livello dei rapporti interpersonali sia quello del loro strutturarsi sul piano sociale. La cura degli altri, tesa alla guarigione, è la risposta necessaria e ineludibile alla fragilità e vulnerabilità della vita umana che dovrà essere dignitosa e sostenibile.
Occorre apprendere a vivere con la propria fragilità e vulnerabilità in un contesto di prossimità responsabile, di sussidiarietà comunitaria e di cura vicendevole. Per vivere in maniera solidale è necessario che nasca un’etica della responsabilità che spinge gli esseri umani ad aiutare gli altri, a uscire da se stessi, a mettersi alla prova nel confronto con la realtà e la fragilità dell’altro per andare oltre, verso un futuro migliore.
Il lucido saggio, La forza della fragilità di Vincenzo Paglia, con stile e pacatezza, invita a riflettere con spirito critico su quanto accade nel nostro presente per costruire un nuovo umanesimo, fraterno e solidale, “totale” e universalista, dei singoli e dei popoli che onori la dignità della persona “reale” e riproponga la centralità della persona umana e della sua esistenza. La grande e attuale sfida epocale, che gli uomini hanno davanti, è poter immaginare e costruire una comunità radicalmente disegnata nella prospettiva dei tratti fondamentali della fragilità umana. Soltanto un radicale cambiamento culturale e spirituale porterà ad assumere un nuovo stile di vita, un nuovo tipo di sviluppo e un diverso atteggiamento verso il pianeta Terra, come ci suggerisce saggiamente il sociologo francese Edgar Morin nel suo libro La via. Per l’avvenire dell’umanità.
Infatti è dalla consapevolezza della comune fragilità umana che si possono rifondare le basi della convivenza tra gli uomini, perché come ha scritto Francesca Balocco: «Si nasce e si muore nel segno della fragilità».
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