ROMA – Ad interrompere l’ennesima battuta di pesca illegale di ricci di mare dei due subacquei sono stati i militari della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Civitavecchia, che li hanno sorpresi mentre si apprestavano a far rientro a riva con un ricco “bottino” di circa 10.000 esemplari di echinodermi.
Anche stavolta nella “rete” della Guardia di Finanza sono finiti due pescatori non professionali provenienti dalla Provincia di Barletta-Andria-Trani (BAT) che, nella circostanza, avevano raccolto in maniera abusiva oltre 10.000 esemplari, quantità oltremodo eccedente il limite massimo previsto dalla vigente normativa, stabilito in un massimo di 50 ricci di mare per singolo pescatore.
Ai due sub sono state sequestrate le attrezzature utilizzate per l’immersione e quelle per la pesca; inoltre sono state comminate sanzioni per €.12.000 ciascuno. L’intero quantitativo del pescato, ancora vivo, è stato reintrodotto in mare, anche grazie all’ausilio di una motovedetta del Corpo intervenuta prontamente sul posto delle operazioni.
L’attività svolta dal R.O.AN. di Civitavecchia nel settore della pesca illegale di ricci di mare sul litorale a nord di Roma ha portato, negli ultimi periodi, al sequestro di oltre 80.000 ricci di mare ed alla verbalizzazione di 29 soggetti, con importi di circa € 100.000,00 di sanzioni amministrative applicate in materia di pesca illegale.
Il fenomeno, che vede coinvolti soggetti che agiscono abitualmente e, spesso in maniera recidiva, nel tratto di costa tra Civitavecchia e Santa Marinella (RM), ha raggiunto veri e propri livelli “di guardia” in quanto tali condotte illegali, non solo recano un danno ingente al commercio ed alla leale concorrenza della filiera ittica, bensì impattano, in maniera negativa e ripetuta, sul delicato equilibrio biologico dell’ecosistema marino, contribuendo ad accelerare la lenta e continua “scomparsa” di queste preziose risorse ittiche dai nostri mari, causando una vera e propria “desertificazione” dei fondali marini.
La diffusione di questo tipo di pesca illegale sul territorio nazionale ha portato alcune regioni italiane, come ad esempio la Sardegna, ad applicare inizialmente norme restrittive sulla pesca dei ricci indicando i tempi di raccolta e le dimensioni degli echinodermi limitando la raccolta a quelli più adulti, con diametro superiore a 5 centimetri (aculei esclusi), sino a giungere, con la Legge n.17/2021, a vietare su tutta l’isola, dal 22 gennaio u.s. e per i prossimi 3 anni, la pesca e la vendita di esemplari di Paracentrotus lividus, una delle specie di ricci di mare più comuni nel Mediterraneo e la principale tra quelle commestibili.
La mancata previsione di divieti più incisivi sulla pesca non professionale dei ricci di mare, quindi può, in futuro, compromettere irreparabilmente il delicato equilibrio dell’ambiente marino e costiero, alimentare il traffico illecito di prodotto ittico e dell’evasione fiscale, alterandone le regole di mercato a danno dei tanti onesti operatori del settore, rispettosi delle risorse marine e delle regole.
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