La cultura, in genere, è l’estrinsecazione di colui che riesce a saper leggere, comprendere, ricercare e valutare in modo profondo, competente e chiaro gli elementi e le informazioni che ha a disposizione esprimendo in tal modo la sua personalità razionale, morale ed anche estetica. La cultura, secondo la definizione dell’antropologo britannico evoluzionista Edward Burnett Tylor (1832 – 1937) nel saggio Primitive Culture (1871), «intesa nel suo più ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume, e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro della società». In questo saggio Tylor interpreta l’uomo primitivo come un primo filosofo che ha usato la sua ragione per spiegare gli eventi naturali che erano fuori della sua padronanza, anche se la sua ignoranza scientifica ha prodotto interpretazioni sbagliate. Considerando il rapporto tra le culture primitive con le popolazioni moderne, la cultura dovrebbe essere appresa non solo riguardo ai progressi artistici e spirituali delle civiltà ma ai progressi tecnologici e morali dell’uomo realizzati in tutte le fasi del suo sviluppo, includendo pure costumi e credenze ancestrali che sono sopravvissuti nella società moderna come, ad esempio, l’abitudine dei contadini di accendere un fuoco in campagna a fine inverno, per propiziare l’arrivo della primavera e del raccolto successivo. Scrive il divulgatore scientifico Pietro Greco (1955 – 2020), nel Dizionario e il ciabattino (Editori Riuniti, 2002) che, con la definizione riportata nel citato saggio, «Tylor non solo fa entrare a pieno titolo il termine cultura nel novero dei concetti scientifici, ma inaugura anche una nuova disciplina scientifica:l’antropologia culturale».
Tant’è che «Nella sua vasta varietà poliedrica, la cultura è caratterizzata da tre fattori comuni:
1) La cultura viene appresa dall’uomo in quanto componente della società, non è un’eredità biologica né di ceto sociale, non rimanda a modelli comportamentali istintivi e innati, ma la incorpora dall’esterno durante la crescita.
2) La cultura, per essere tale, deve essere condivisa da più persone, non può limitarsi a dei tratti di personalità psicologica individuale, ma deve sempre rimandare a dei valori condivisibili, intorno ai quali si costruiscono degli ambiti di conformità. La stessa socialità si basa sulla condivisione di valori comuni.
3) La cultura è integrata, in quanto è costituita da un insieme di elementi diversi, ma tutti interconnessi fra loro».
La cultura dunque viene appresa, condivisa e integrata.
In sintonia con l’antropologia evoluzionistica di Tylor, l’antropologo scozzese James Frazer, nel saggio Il ramo d’oro (Newton Compton,1992), ha sostenuto che l’uomo prima si affidava alla magia, che è una falsa scienza (oggi per certi aspetti si potrebbe paragonare alle fake news) -, che nel tempo è evoluta nella religione e questa nella scienza. Secondo l’Enciclopedia Treccani la magia è «in generale, pratica e forma di sapere esoterico e iniziatico che si presenta come capace di controllare le forze della natura; è stata oggetto, in varie culture e nei diversi periodi storici, di valutazioni opposte, ora considerata forma di conoscenza superiore, ora rifiutata come impostura e condannata dalle autorità civili e religiose». […] La religione, invece, si esplicita «in un complesso dei dogmi, dei precetti, dei riti che costituiscono un dato culto religioso», la quale viene accettata […] per fede che, «è credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull’autorità altrui più che su prove positive». […] La scienza moderna, infine, «rappresenta l’insieme delle conoscenze quale si è configurato nella sua struttura gerarchica, nei suoi aspetti istituzionali e organizzativi, a partire dalla rivoluzione scientifica del 17° secolo. Fu concepita inizialmente (principalmente con Galileo Galilei) come concezione del sapere alternativa alle conoscenze e alle dottrine tradizionali (relative al modello aristotelico-tolemaico), in quanto sintesi di esperienza e ragione, acquisizione di conoscenze verificabili e da discutere pubblicamente (e quindi libera da ogni principio di autorità). Successivamente il ruolo della scienza si è andato via via rafforzando dal punto di vista sia sociale e istituzionale sia metodologico e culturale, e la scienza è diventata uno degli aspetti che meglio caratterizzano, anche per le innumerevoli applicazioni tecniche, il mondo contemporaneo e i valori culturali che esso esprime».
Ecco dove sta dunque la differenza, nell’ambito dell’evoluzione antropologica culturale secondo Frazer, tra la religione e la scienza: la prima presuppone un principio di autorità che si manifesta per l’accettazione della fede in un dogma avulso da conoscenze dimostrabili e che costituisce, come sosteneva già lo storico greco Polibio (206 – 118 a.C.), strumento di potere e di controllo dell’uomo sull’uomo che, quindi, non è libero (parimenti può farsi lo stesso discorso per l’adesione ad un partito politico), la seconda, al contrario, ha come principio di autorità soltanto l’ampia libertà che ha l’uomo di pensare, di scrivere e di agire come meglio crede, ricercando l’oggettiva spiegazione degli eventi e degli insegnamenti che lo fanno stupire, cioè che lo inducono a meravigliarsi e a porsi la domanda dinanzi a qualunque fenomeno naturale o fatto umano: qual è la causa di questo evento? E di reagire razionalmente a qualunque restrizione esterna, che gli impedisca di agire liberamente.
Ad esempio, nel Vangelo di Tommaso (≈140 d.C.), ritenuto apocrifo in quanto non riconosciuto dalla Chiesa come testo canonico, è scritto: «Se la carne nasce dallo spirito, questa è una meraviglia. Ma se lo spirito nasce dalla carne, questa è una meraviglia delle meraviglie». Riguardo a quest’ultima frase: «Ma se lo spirito nasce dalla carne, questa è una meraviglia delle meraviglie»,Tommaso lascia intendere che lo spirito se nascesse dalla carne sarebbe una meraviglia delle meraviglie. Il lettore laico del Vangelo di Tommaso potrebbe essere indotto a porsi le seguenti domande: L’anima potrebbe nascere e poi svilupparsi nell’essere umano con la sua crescita e poi scomparire con la sua morte? L’anima potrebbe essere espressione delle sostanze chimiche di cui è costituito l’essere umano, sostanze che si trasformano o sono prodotte da tutte le reazioni biochimiche che avvengono nel suo organismo durante tutto il suo sviluppo a partire dalla nascita? E lo stesso lettore potrebbe essere spinto a riflettere su ciò e chiedersi se la scienza ne potesse ricercare la veridicità. Rispondere a tutti questi quesiti equivale a formulare un’ipotesi che, se in parte è provata sperimentalmente, non contrasta con la concezione che l’anima – intesa in senso religioso come principio spirituale nell’essere umano – sia inclusa in ogni singola parte del corpo – tota in toto corpore – dato il sincronismo esistente tra tutti gli organi del corpo, ma ne negherebbe l’immortalità, che è dogma della religione, essendoil dogma verità rivelata e quindi accettata in quanto articolo di fede.
Riguardo all’ipotesi che l’anima faccia parte del corpo fisico, è necessario acquisire consapevolezza che i sentimenti, le emozioni, i modi di pensare e i modi di relazionarsi e di agire sono elementi distintivi, che costituiscono la personalità di ogni individuo e che derivano dalla produzione di alcune sostanze chimiche o dalla loro esistenza in ogni organismo umano. Tali elementi, racchiusi nell’entità astratta che in psicologia si chiama “psiche” o “anima”, provengono da diverse sostanze che, in genere, sono prodotte dal sistema nervoso, tra cui: le endorfine, sostanze peptidiche da cui dipende il benessere, il rilassamento e lo stato euforico; la serotonina – C10H12N2O -, la triptammina nota come ormone della felicità; la dopamina – C8H11NO2 -, una catecolammina con funzione eccitante o inibente; l’ossitocina – C43H66N12O12S2 –, l’ormone peptidico detto ormone dell’amore; i feromoni, o ferormoni, composti di varia natura con la funzione di modificare i comportamenti di altri individui; la 2-feniletilamina – C8H11N -, l’ammina che potenzia le prestazioni psicofisiche; l’adrenalina – C₉H₁₃NO₃ -, l’ormone implicato nella reazione fisiologica di “attacco e fuga”; la melatonina – C13H16N2O2 -, l’ormone che regola il ciclo sonno-sveglia; il cortisolo – C21H30O5 -, l’ormone che difende l’organismo dallo stress; il testosterone – C19H28O2 -, l’ormone maschile connesso con lo sviluppo degli organi sessuali e dei caratteri sessuali secondari; il progesterone – C21H30O2 – l’ormone con funzioni relative all’apparato genitale femminile; e così via.
Francesco Giuliano
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