L’interessante e appassionante lezione sulla “Democrazia recitativa” del prof. Emilio Gentile (1946), tenuta il 11/11/2021 nel programma “Maestri” su Rai3, condotto da Edoardo Camurri, mi ha fatto d’un colpo ricordare la storia politica italiana a decorrere dagli inizi del 1994, quando avvenne l’ingresso in politica di Silvio Berlusconi. Da allora, in Italia, ha preso avvio la personalizzazione della politica in quanto la democrazia rappresentativa – che è “governo del popolo, dal popolo, per il popolo” secondo la definizione del Presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln (1809 – 1865) – si è trasformata in una democrazia recitativa, dove la politica è divenuta l’arte di governo del capo, che “in nome del popolo” affascina e convince la folla dei cittadini, detta anche massa, attraverso tre modi di persuasione, indicati dal filosofo Aristotele (384/383 – 322 a.C.) nella Retorica: il logos, il pathos e l’ethos. Il logos corrisponde al sapere argomentare, il pathos equivale alla forza emotiva del discorso e l’ethos ingloba la capacità morale con la competenza e la conoscenza dell’oratore. Di quei tre modi quel che nella democrazia recitativa manca al capo del governo è l’ethos, perché non rispetta durante il mandato le promesse fatte in campagna elettorale. La folla, a sua volta, si comporta in modo apatico e servile, cioè approva acriticamente senza intervenire sul potere e sulle decisioni del capo, anzi lo acclama senza “se” e senza “ma”. In altre parole, la libertà di scelta della folla diventa irrilevante in quanto dopo che è stato eletto il capo fa di testa sua. Il sociologo francese Gustave Le Bon (1841 – 1931) nel saggio Psicologia delle folle (1895) ha scritto che un capo per manipolare la coscienza collettiva deve conoscere l’arte di impressionare l’immaginazione delle folle, e quindi conoscere l’arte di governarle, e considera le folle pari ad una forza distruttiva, carenti di una visione d’insieme e foriere di rovina, ma al tempo stesso esalta le minoranze che hanno in serbo una forza propulsiva creatrice.
Matura, quindi, la convinzione che il popolo faccia da comparsa soltanto per esprimere il voto perché, subito dopo l’elezione, entrano in essere la demagogia del capo, le leggi (?) ad personam, la manipolazione delle folle, gli accordi sottobanco tra le varie correnti politiche che lo sostengono senza tener conto degli interessi collettivi, la degradazione della scuola con conseguente impoverimento della cultura, che è sostituita da programmi televisivi trash e da pubblicità sterile e inutile. A questo punto ci si chiede: la politica non dovrebbe arrecare a tutti rispetto e giustizia? Esiste un vincolo etico tra il politico e gli interessi dei cittadini? In democrazia il popolo è sempre sovrano? Come scriveva il filosofo greco Platone (428/427 – 348/347 a.C.) nel Protagora, la città non potrebbe esistere se solo pochi possedessero rispetto e giustizia, che sono i principi ordinatori della città e legami produttori di amicizia. Dove sta allora il rispetto se le promesse fatte vengono disattese? Secondo il filosofo Norberto Bobbio (1909 – 2004) l’attività del politico è sottoposta a vincoli di natura etica orientati al rispetto della volontà delle persone che egli rappresenta, distinguendo l’etica della convinzione dall’etica della responsabilità, che è anche la differenza fra etica individuale e etica di gruppo, tra le quali non c’è coincidenza. Se l’attività del politico non arreca rispetto e giustizia non potrà osservare neppure l’articolo 3 della Costituzione italiana secondo cui: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
In sintesi, se viene meno il rispetto non potrà esserci giustizia, e se non ci sarà giustizia non ci sarà uguaglianza né libertà. E il popolo non potrà esercitare quella sovranità che la democrazia invece gli conferisce.
Francesco Giuliano
News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.