Caro Marcello, ricordo con molto piacere la chiacchierata che ci siamo fatti in palestra, prima della pandemia. Davanti a un caffè, con molta franchezza, virtù non sempre alla portata di tutti ma che a noi ci caratterizza e ci distingue, ci siamo confrontati su temi che ci legano e che ci stanno a cuore. Ed è proprio su questa linea che voglio dibattere con te su quanto hai scritto ieri su Latina Oggi, firmandoti come ex segretario del Pd. Un Pd vincente di allora e che tanti anni fa andò al secondo turno con Domenico Di Resta candidato sindaco, rischiando anche di vincere.
Ricordo bene quel periodo. Aiutai Domenico, insieme ad altri molto bravi che coinvolsi io, a superare lo scoglio della prima fase. Lo feci da professionista volontaria e da militante e la soddisfazione di aver contribuito a quella vittoria rimane un ricordo indelebile. Superato la prima fase, però, arrivarono in soccorso del vincitore tutti quelli che non ci avevano creduto e che mettendo da parte tutto e tutti della prima ora, lo consigliarono a non fare apparentamenti, neanche con i moderati. E infatti andò, come andò.
Riferendoti all’arresto del segretario parli di “trasformazione del partito in un mero strumento di conquista di posizioni amministrative per distribuire potere ai propri beneficiati. Un metodo che ha ridotto la ricerca del consenso a un accordo con clientes in attesa di favori. Come ben ha evidenziato l’ultimo congresso cittadino, i `maggiorenti’ del partito, abitualmente in lotta tra di loro, sono anche pronti ad allearsi tra loro pur di respingere l’attacco di quanti si ribellano all’idea della politica come merce di scambio. Ma ora il re è nudo. E nessuno di questi maggiorenti è in grado di indicare un percorso virtuoso”.
Inutile dirti che hai messo il dito nella piaga e che sono molto d’accordo con te.
Ma poi aggiungi: “Nelle ultime elezioni, complice lo spaesamento politico del PD (già evidente allora), LBC poté occupare gran parte dello spazio cosiddetto civico, quello relativo ai problemi risolvibili sul piano locale con gli strumenti dell’amministrazione comunale”.
Su quel già evidente permettimi però di fare qualche sottolineatura. Il Pd, nelle ultime elezioni,con Enrico Forte candidato sindaco avrebbe potuto vincere se tutti lo avessero sostenuto.
Io in quel contesto ho appoggiato Enrico con tutte le mie forze e nelle mie “limitate” possibilità. Il mio amico Panigutti fino all’ultimo mi implorò di non farlo. Ma tant’è. Avevo auspicato fin dall’inizio e lo scrissi da New York, dove mi trovavo, quando seppi dei due candidati amici, Damiano e Enrico, che stimavo molto entrambi, che facessero allora un patto di alleanza. Allora. Non oggi, difficile e non praticabile, dopo le guerre fratricide degli ultimi anni e i miliardi di insulti.
A che serve ora se non a decretare il de profundis del Pd?
Ma torniamo indietro. Torniamo a 5 anni fa.
Oggi non si riesce a fare una lista del Pd con 32 nomi? Enrico ne trovò 96. E gliene va dato merito. In tanti ci siamo messi in gioco e messa la faccia per aiutarlo nella sua avventura. E ci saremmo riusciti se voi del Pd, non foste emigrati in una lista civica. Se non lo aveste fatto, Enrico avrebbe vinto, senza se e senza ma e oggi forse potremmo raccontare tutti un’altra storia.
Sicuramente all’epoca qualche errore di strategia fu fatto. La scelta del comunicatore di importazione per esempio, che non conoscendo la nostra realtà ci invitava a fare cose surreali, tipo.. . andare a suonare i campanelli per convincere la gente a votare il nostro candidato sindaco. Capii subito che con quei metodi non saremmo andati molto lontano.
Ma strategie o non strategie, avremmo vinto, se solo se fossimo stati tutti più coesi. E generosi. Noi abbiamo fatto il possibile e dato il meglio. Voi?
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