Il Buongiorno Dell’Amico. Ingrati, egoisti ed eversivi

Il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista

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I rappresentanti del CLN, di ogni estrazione politica, sfilano nell'aprile 1945 a Milano

Buongiorno amici lettori, buon martedì e buona pausa di metà mattina con questo consueto buongiorno.
In Italia, lo speranzoso slogan “Ce la faremo” e l’ecumenismo dell’enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, dopo le varie ondate e varianti del coronavirus, temo sia rimasto vittima  sul campo, giustiziato da un insensato  furbismo italiota. I governi Conte e Draghi sono rimasti impaniati nella necessità di sopravvivenza dovuta al realismo politico e ricattati dalle spinte regionalistiche che, arrogantemente, hanno ritenuto di avere soluzioni salvifiche localistiche, rispetto ai DPCM governativi.

La pandemia mette a nudo il re, ovvero la Repubblica Italiana, nata dalla Lotta di Liberazione e da una Costituzione democratica ed antifascista. Siamo rimasti un Paese diviso, fermo al Referendum del 2 giugno 1946, ove i votanti si espressero con il 54,3% a favore della Repubblica ed il 45,7% per la Monarchia.  Allora, relativamente ai 556 membri dell’Assemblea Costituente, i partiti che si riconoscevano nel CLN superarono largamente il 90% dei suffragi.

Oggi quanti sono i deputati e senatori eletti nel Parlamento Italiano che si riconosco sinceramente e non farisaicamente, nel valore fondante antifascista della Costituzione, nata dalla lotta di Liberazione al nazifascismo? Sostenere, dal dopoguerra  ad oggi, dal Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante ad Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni alla Lega dell’ineffabile Matteo Salvini, che il 25 Aprile è divisivo, significa negare la legittimità dell’edificio democratico dello Stato Italiano e minare l’unità della Patria. Invece di ringraziare i partigiani e gli Alleati angloamericani che hanno permesso la rinascita del Paese dalla tragedia bellica causata dalle follie del nazifascismo, questi ribaldi della politica, sono vissuti agevolmente, pagati dallo Stato come parlamentari, consiglieri regionali, sindaci e consiglieri comunali, pur rinnegando in cuor loro lo Stato che rinnegano nei suoi pilastri costitutivi. La discriminante dell’ arco costituzionale, dal dopoguerra, che relegava  in un angolo chi si ispirava all’ideologia fascista, è stato un argine formale ed inconcludente che non ha evitato al Paese, ad esempio, le peggiori stragi fasciste.

Lo sdoganamento a seguito della discesa in campo dell’Uomo di Arcore, nel 1992,  che ha imbarcato i postfascisti nei gangli del potere statale, regionale e provinciale, ha fatto il resto dei danni. Rebus sic stantibus, l’Italia è condannata a non fare i conti con il proprio passato, inquinato da falsi miti del “fascismo che ha fatto anche cose buone” o dei “ragazzi di Salò”, come irriducibili salvatori dell’onore italico alla resa ignobile della Monarchia, quando invece furono crudeli bastonatori, fucilatori e trucidatori di partigiani, spie e complici dei nazisti nelle più efferate stragi del terrore nazista dell’estate 1944. Da questa mancata rottura del cordone ombelicale con  l’ignobile passato, nasce il carattere eversivo di chi è entrato nelle istituzioni democratiche per opportunismo politico, per egoistici interessi di parte e di bottega, per ottenere consenso, al di là di ogni ragionevole dubbio, anche in questa tremenda pandemia.

Essere al governo e raccogliere i meriti di “io riapro” quando il governo Draghi decide il da farsi, dopo il 25 aprile e raccogliere dal giorno dopo, ad oggi,  80.000 firme, contro la decisione del governo di cui si fa parte di mantenere il coprifuoco sino alle 22, è lampante indicatore di distonia istituzionale, di slealtà politica e ribalderia. Non ci salveranno le mascherine, il distanziamento, i vaccini da questo cancro italico definibile come “smemoratezza storica”, ma il distanziamento e l’isolamento di queste forze politiche negazioniste del 25 Aprile 1945. Esse vedono solo il loro egoistico ombelico revisionista, mentre i partiti democratici nati dal C.L.N guardavano a valori comuni, democratici e solidali, fruibili da tutti, dai vincitori e dai vinti, dai repubblicani ai monarchici, mirando al futuro del Paese, non ripiegati sul passato.


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