A Latina lido sono iniziati i lavori di ripristino degli arenili, ossia una serie di interventi stagionali, semplificati nelle procedure grazie al decreto ministeriale 173/2016, che permettono di ricostruire la spiaggia erosa utilizzando la stessa sabbia che il mare ha “divorato” negli ultimi anni, prelevandola dalla barra sommersa posta a circa cento metri dalla battigia. Un lavoro curato dai geologi marini Giancarlo Faina e Diego Paltrinieri che hanno curato progettazione e direzione lavori.
L’intervento è stato studiato in modo da sfruttare l’azione delle correnti tipiche della zona, calcolando che la barra da cui la draga sta attingendo la sabbia si riformerà grazie al trasporto delle sabbie operato dalla corrente litoranea di fondo, che si muove da nord verso sud. I geologi spiegano che la piccola parte di materiale fine presente nelle sabbie (tra il 2 e 4%) potrà creare una leggera torbidità per circa un giorno, tenendo presente che questa azione di “lavaggio” da parte del mare permetterà di avere una spiaggia più sabbiosa di prima, in quanto il materiale fine sarà allontanato dalla riva.
Il dragaggio interessa uno spessore massimo di mezzo metro, considerando che a una profondità di 10-15 centimetri nello strato sabbioso, si ha un ambiente privo di ossigeno, che permette la vita ai soli batteri anaerobici, che caratterizzano le sabbie con un colore più scuro. Per questo motivo sono state condotte analisi che hanno potuto accertare l’assenza di impatti per la salute dell’uomo: queste sabbie stese sull’arenile e, pertanto, ossigenate, cambieranno colore nel giro di pochi giorni, adeguandosi al colore naturale del litorale di Capoportiere, dove è stato avviato il primo cantiere della serie di interventi previsti.
«Bisogna essere pienamente consapevoli, come abbiamo argomentato nella relazione progettuale – osservano Giancarlo Faina e Diego Paltrinieri – che questi interventi sono a carattere stagionale e servono esclusivamente a ripristinare l’arenile per assicurare la fruibilità durante la stagione balneare. Questo è il motivo della semplificazione normativa che è stata introdotta dal decreto. I lavori, iniziati a Capoportiere, si sposteranno a seguire verso Foce Verde, alternando i lavori finanziati dal Comune con quelli finanziati dai concessionari privati. Si prevede di ampliare le spiagge di circa 10-15 metri per ogni settore dove si interviene».
Insomma, quello in atto in questi giorni, è un lavoro necessario a rimediare i danni delle mareggiate degli ultimi anni, ma insufficiente per risolvere il problema dell’erosione. «Per intervenire in modo più efficace e duraturo occorre inquadrare in modo dettagliato la dinamica della corrente di fondo che trasporta le sabbie, al fine di regolarizzarla e, solo dopo, intervenire con ripascimenti che avranno una loro stabilità nel tempo – entrano nel merito i due geologi marini – Evitare quindi di costruire nuove opere rigide, come pennelli e barriere che come ampiamente noto e richiamato espressamente nelle recenti Linee Guida del Ministero Ambiente (oggi Transizione Ecologica), risolvono solo momentaneamente il problema in loco, ma creano danni erosivi enormi nelle aree verso cui si sposta la corrente di fondo, in questo caso verso sud».
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