Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti.
Dante Alighieri, Purgatorio, Canto V vv. 13-15
La Divina Commedia è un’opera letteraria che ha avuto uno straordinario successo che è andato al di là della solita cerchia di intellettuali e letterati che leggono i libri. La Commedia è una opera che nel corso dei secoli è stata recitata, declamata e imparata a memoria. Ci sono tanti ragguardevoli segni, tante prove di questa capacità della Commedia di raggiungere un pubblico enorme.
Dopo l’editio princeps della Divina Commedia di Foligno (1472) curata da Evangelista Angelini e l’opera dello stampatore nativo di Magonza, Johannes Numeister, e dopo le altre due edizioni (mantovana e veneziana) dello stesso anno, sono state pubblicate a ritmo costante molte edizioni con commento tra cui quello molto diffuso e apprezzato di Cristoforo Landino pubblicato nel 1481 a Firenze da Nicolò di Lorenzo della Magna.
Nei secoli, del capolavoro di Dante, in diverse biblioteche si conservano centinaia di codici e di prime edizioni a stampa e testi critici. Nel 1502 si impone l’edizione, Le terze rime di Dante, curata da Pietro Bembo e stampata a Venezia da Aldo Manuzio. Questa edizione farà da modello per le edizioni successive.
Soltanto nel Seicento la fortuna della Divina Commedia ha conosciuto una lunga fase di declino, perché negli altri secoli si è registrato un crescente interesse per l’opera e per Dante stesso. In particolare nell’Ottocento e nel Novecento si è assistito a uno sviluppo imponente non solo delle edizioni del capolavoro dantesco, ma anche dei commenti e degli studi su Dante.
Il prezioso codice miniato Dante Urbinate, realizzato per il duca di Urbino, Federico da Montefeltro, conservato nella Biblioteca Vaticana, è unanimemente considerato da molti studiosi la Commedia più bella del mondo. Decorato dall’illustratore Guglielmo Girardi e dal principale aiutante Franco dei Russi, è rimasto incompiuto nel 1482 ed è stato terminato solo nel 1616.
I ciabattini, gli artigiani del legno e della pietra, i venditori di ortaggi, i tessitori, i contadini, i mendicanti e i viandanti di Italia dal quattordicesimo al diciottesimo secolo conoscevano a memoria la Divina Commedia, l’Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, colorando il loro linguaggio di parole dantesche e tassesche.
La Società “ Dante Alighieri” svolge la sua attività di diffusione della lingua e della cultura italiana attraverso una rete di 500 sedi, tra scuole e centri culturali, in tutto il mondo con 190mila soci e circa 120mila studenti. La promozione della lingua avviene attraverso corsi, seminari, cineforum ed altre iniziative.
Scrive il poeta russo Osip Mandel’štam: «Dante non tanto sottrae tempo al lettore, quanto piuttosto gliene fa dono, al pari di un composizione musicale mentre viene eseguita. Nel suo allargarsi, il poema si va allontanando dalla propria fine e la sua stessa fine sopraggiunge inaspettata, e suona come inizio».
Secondo lo scrittore e saggista Gianni Vacchelli fonte preziosa dell’ispirazione di Dante, rispetto a Beatrice, potrebbe essere la letteratura islamica, con l’esempio del poeta IbnArabi (1665-1240) che canta l’affascinante donna sufi Nizam bin Rustum, il cui nome significa “armonia”. In molte culture e religioni l’incontro con una donna speciale rigenera l’uomo perché lo porta alla via della spiritualità. Beatrice è simile a potenze spirituali femminili come le Dakini dell’induismo e del buddismo, ma anche alla biblica figura di Sulamita, protagonista femminile del Cantico dei cantici.
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