Nel nostro tempo, la Scienza, conseguenza del pensiero dialettico inventato dal filosofo eleatico Zenone (V sec. a.C.), sta facendo passi da gigante grazie agli ultimi risultati a cui si è giunti, di cui ne indico soltanto due. La scoperta, avvenuta qualche anno fa, di un fascio di atomi di antidrogeno al CERN di Ginevra, apre le porte alla risoluzione dell’annoso problema della “prevalenza della materia rispetto all’antimateria del cosmo”, o l’utilizzo dell’energia da fonti rinnovabili (eolica, solare, ecc.) che si può immagazzinare sotto forma di gas idrogeno H2 ottenuto dalla scissione dell’acqua H2O per via elettrolitica, in quanto questo gas, il più leggero tra tutti i gas, è un ottimo combustibile non inquinante perché dalla sua combustione si avrebbe soltanto come prodotto vapore acqueo. Credo, quindi, che uno dei mali peggiori dell’epoca attuale, detta Antropocene, sia tuttora il dogmatismo, ovvero l’educazione di stampo catechetico o categorico che insegna ad obbedire acriticamente, a eseguire supinamente ciò che viene “ordinato” di adempiere e impedisce di pensare in modo autonomo, critico e creativo. E quel che è più grave è il non dare fiducia alla Scienza come risoluzione dei problemi dell’umanità tramite una continua ricerca. Il dogmatismo, che è conseguenza di un’educazione confessionale e di una metodologia didattica essenzialmente di tipo passivo, porta l’individuo, di fatto, ad acquisire sin dalla tenera età insegnamenti e precetti che gli vengono “decretati” come verità assolute, indiscutibili, inoppugnabili. Da ciò derivano comportamenti sfavorevoli come il fanatismo politico, l’intolleranza razziale, il settarismo, l’idolatria, ecc. . È l’uso della “ragione”che, invece, apre alla critica non solo come disponibilità ad essere criticati ma anche come desiderio di criticare se stessi, come sostiene il filosofo austriaco Karl Popper nel saggio La ricerca non ha fine, il quale nell’altro suo saggio più famoso La società aperta e i suoi nemici ritiene che il «“vero” razionalismo (che è quello di Socrate) è consapevole della “scelta irrazionale della ragione». Il dogmatismo infonde anche l’idea che la Scienza sia basata sulla certezza mentre essa, attraverso il continuo lavoro di ricerca che richiede, si fonda continuamente sul dubbio. Ed è il dubbio che apre la strada alla ricerca. Di conseguenza, il dogmatismo condiziona fortemente l’individuo e gli chiude la mente rispetto all’indagine di nuove frontiere sconosciute. A causa della categorizzazione del lavoro, si aggiunga che l’individuo viene relegato ad operare in un determinato settore, dove è costretto a “ripetere”, anche se apparentemente diversificato, per tutta la sua vita, ciò che gli è stato insegnato di fare. E ciò rende ancor di più infondato e irrazionale il suo comportamento nei confronti delle sue scelte riguardo alla politica e alla società. Oggi ci si trova a vivere una grave crisi economica, sanitaria, ambientale e sociale, peggiorata dalla pandemia Covid-19, che, secondo alcuni sociologi, ha generato e sta producendo nel mondo danni peggiori di quelli causati dalla seconda guerra mondiale: perdita del posto di lavoro con il conseguente aumento della disoccupazione, privazione dei rapporti sociali e affettivi suicidi, smarrimento psicologico, incremento della povertà, incapacità di adattarsi ad nuova situazione, impossibilità di tentare di inventarsi nuove aspettative, insufficienza di ricerca di nuove prospettive, ma soprattutto precarietà del lavoro giovanile e non.
A scuola, capita che si insegni fondamentalmente e soltanto che 2 + 2 è sempre uguale a 4 nell’insieme dei numeri naturali {0,1,2,3, 4, 5, … , n}, ma si dovrebbe insegnare anche che il risultato potrebbe essere diverso se si operasse in un altro sistema come, ad esempio, nell’insieme {0,1,2,3} dove 2 + 2 = 0. Da ciò deriva, dunque, che il risultato di un’operazione non è scontato ma dipende dal contesto insiemistico in cui si sta agendo. Quindi l’insegnamento basato su un procedimento assiomatico, cioè costruito su determinati postulati convenzionali ma non assoluti, creerebbe nei giovani studenti degli strumenti mentali più ampi che li porterebbero ad essere creativi e a sfondare la “gabbia mentale” in cui una didattica dogmatica li vincola per sempre. Se nel passato non ci fossero stati, ad esempio, matematici dotati di strumenti mentali critici ed euristici, quindi fondati sulla ragione, oggi non avremmo l’informatica, basata sull’algebra di Boole, (matematico britannico,1815 – 1864), in cui si opera usando l’insieme dei numeri {0,1}, né avremmo la meccanica quantistica (che studia l’infinitamente piccolo), introdotta da Max Planck (fisico tedesco, 1858 – 1947), nè la teoria della relatività generale di Einstein (che studia l’infinitamente grande). La formulazione di quest’ultima teoria è stata possibile in seguito a modifica del quinto postulato su cui si fonda la geometria piana o euclidea (per intenderci quella che si studia a scuola). Il quinto postulato di Euclide è quello del parallelismo di due rette: data una retta e un punto esterno ad essa esiste un’unica retta parallela passante per detto punto. Modificando tale postulato, infatti, sono state istituite altre due geometrie non euclidee, quella ellittica o geometria riemanniana del matematico tedesco B. Riemann (1826 –1866) e quella iperbolica o geometria di Janos Bolyai (ungherese, 1802 -1860) – N. I. Lobachevskij (russo, 1792 – 1856). Quest’ultima era stata già studiata dal matematico italiano Giovanni Saccheri (1667 – 1733). A tutto questo si aggiunga l’approccio metodologico “costruttivista” che “considera il sapere come qualcosa che non può essere ricevuto in modo passivo (come affezione del mondo esterno) dal soggetto, ma che risulta dalla relazione fra un soggetto attivo e la realtà. La realtà, in quanto oggetto della nostra conoscenza, sarebbe dunque creata dal nostro continuo ‘fare esperienza’ di essa”.
(nella foto, “Il dubbio” di Giacomo Balla)
Francesco Giuliano
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