C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età. Quel posto è tra le tue braccia…
Alda Merini
In questo periodo di terribile e sconvolgente pandemia il Coronavirus ha quasi del tutto eliminato, o quanto meno ridotto e modificato, alcuni atteggiamenti umani molto importanti nelle relazioni interpersonali e sociali: l’abbraccio, la carezza, il bacio e il sorriso. Comportamenti che rendono il rapporto tra uomini e donne, genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli e sorelle, marito e moglie, parenti e affini, amici e conoscenti, più freddo, meno caloroso e meno coinvolgente. In questo modo la vita affettiva e relazionale tra gli esseri umani è diventata, nell’odierna situazione epidemica caratterizzata dalla paura del contagio e dalla limitazione dei contatti tra le persone, triste, grigia, distaccata e più solitaria.
Senza la possibilità di abbracciarsi, di esprimere desideri e sentimenti di affetto, di dare e ricevere carezze, bambini e adolescenti, giovani e adulti, anziani e vecchi avvertono di più il senso della separazione, della lontananza e della solitudine individuale e sociale. Gli abbracci calorosi della mamma verso il figlio appena nato, dei nonni verso i nipoti costituiscono un viatico necessario e utile per un cammino esistenziale rassicurante e sereno di ogni essere umano. Positive sono le esperienze di uomini e donne che vivono momenti di vita caratterizzati dal calore, dal profumo e dalla bellezza degli abbracci filiali, fraterni e amicali.
L’abbraccio, un gesto antico quanto l’umanità, letteralmente è la manifestazione d’affetto, di amore e di protezione fatta cingendo strettamente qualcuno con le braccia. Diceva la poetessa statunitense, Emily Dickinson (1830-1866): «Quando sentiamo il bisogno di un abbraccio, dobbiamo correre il rischio di chiederlo».
Il termine abbraccio, come elemento rituale o tradizionale, indica anche l’espressione figurata di un saluto amichevole tra persone che si vogliono bene, che si stimano e si rispettano. Abbracciarsi significa stringersi con le braccia l’un l’altro, avere rapporti corporei, carnali come segno di amore e tenerezza, di protezione e vicinanza e anche di intesa e di condivisione. È attraverso il corpo, con la sapienza dei sensi e i suoi confini, che impariamo a relazionarci con l’altro per raggiungerlo con un abbraccio, un sorriso per ascoltarlo o accoglierlo. Un amore concreto comporta anche un contatto dei corpi: una carezza, un abbraccio, un prendersi per mano, a volte solo sfiorarsi per esprimere reciprocamente la presenza, la gioia di essere insieme.
L’abbraccio ha un suo linguaggio, una grammatica e una sintassi, un lessico che vanno appresi e rafforzati fin dall’infanzia perché permettono di entrare con maggior sicurezza ed equilibrio in comunione e in contatto con altre persone, di vivere momenti di benessere psicofisico, di trasporto e slancio empatico, di reciprocità, di unione e di prossimità con gli altri. È necessario soprattutto imparare ad abbracciare chi soffre, gli amici che vivono nella disperazione, nell’angoscia delle disgrazie e nelle difficoltà della vita quotidiana. Dare e ricevere un abbraccio sono azioni tonificanti per la psiche e la mente perché rafforzano il rapporto di amore e di affetto, di intesa e unione tra le persone. Anche nel mondo animale e vegetale vi sono forme di abbracci: molte piante, abbracciano altri vegetali, come l’edera che si avvolge o si arrampica ai tronchi di alberi.
L’abbraccio è una parola pregnante di vari significati che troviamo nella Bibbia, nella letteratura di ogni tempo e nell’arte. Nella Lettera ai Romani (8, 38-39) san Paolo ha scritto: «Nulla, tranne la decisione della nostra libertà, potrà separarci dall’abbraccio, dall’amore di Dio». Alessandro Manzoni nel capitolo XXIII de I Promessi sposi descrive il commovente abbraccio tra l’Innominato e il cardinale Federico Borromeo, dopo il sincero pentimento e la sofferta conversione del bandito. Nell’arte il pittore austriaco Gustav Klimt, in un celebre dipinto custodito a Vienna nel Museo di Arti Applicate, ha rappresentato un uomo e una donna in un abbraccio avvolgente, in un amore appassionato.
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