A Fiorella.
Quando viene a mancare una persona che conosci e con cui hai condiviso molti momenti spensierati e ludici, le parole affollano la mente. Sono in disordine e il rischio è che se le butti giù come vengono, quelle parole non possano rappresentare al meglio la persona e il momento. E quindi desisti, per non cadere nella retorica.
Ma non puoi esimerti e quindi decidi che, con l’aiuto di altri, Giulio Di Mario vada ricordato e anche raccontato. Non si può lasciar andar via nel silenzio un “pilastro” del bridge locale e in qualche modo anche nazionale, senza l’accompagnamento dei ricordi comuni, delle discussioni ai tavoli e del suo impegno nell’Associazione Bridge Latina.
Giulio non si è occupato solo di bridge, mi dice Daniela Miceli. E’ stato lui a costituire anche il circolo di burraco, quando ancora questo gioco si conosceva poco, diventandone presidente. Noi, spiega Daniela, avevamo avuto l’occasione di giocarlo proprio a Salsomaggiore, tra un torneo di bridge e un altro.
Il suo impegno maggiore però era sempre nel bridge. Lui per me è stato un amico corretto e sincero. Anche se apparentemente era burbero e scontroso, il suo lato umano prevaleva sempre, pronto a riconciliarsi se il suo modo di fare aveva dato adito a discussioni e rotture.
Chi gioca a bridge sa che il confine della discussione al tavolo, anche con compagni affiatati, è davvero labile. Essendo un gioco molto coinvolgente che include comunque tanta strategia e molta psicologia, lo sforzo del giocatore è tutto rivolto alla comprensione degli avversari e del compagno. E quando questo non accade e non si parla la stessa lingua, qualcosa si rompe e screzi, commenti e discussioni sono all’ordine del giorno. La maturità sta nel riconoscere di aver ecceduto e di essere andato oltre e quindi fare un passo indietro. Molti lo fanno e altri no.
Giulio lo faceva sempre.
Lui era anche un agonista e quindi partecipava spesso ai tornei nazionali di Salsomaggiore. L’ultima volta è stato qualche mese prima che si fermasse tutto per la pandemia. Nonostante avesse seri problemi di salute e fosse ormai in carrozzella, non si tirava mai indietro, grazie anche alla forza e all’abnegazione di Fiorella, sua compagna di vita e molto spesso anche nel gioco.
“La notizia della perdita di Giulio è stata una fitta al cuore – dice Roberta Censi, presidente dell’Associazione che ha sede nel Circolo Cittadino – Giulio oltre a essere un amico, un compagno di tante trasferte bridgistiche indimenticabili, era l’anima della nostra associazione.
Con tanto impegno e immensa passione ha contribuito notevolmente alla crescita della ABL. È una grandissima perdita per tutti noi proprio perché Giulio era il nostro vero punto di riferimento.
Ancora non riesco a rendermene conto. L’ho sentito fino a pochi giorni prima del Natale e, anche se affaticato, ha continuato fino alla fine dei suoi giorni a lavorare per la nostra associazione. Un leone ferito ma con tanta voglia di vivere.
Quando questo maledetto Covid ci permetterà di tornare ai tavoli da gioco e speriamo presto, ci mancherà il vocione con cui Giulio da arbitro ci invitava al silenzio ai tavoli. Da giocatore ci mancheranno i suoi rimbrotti che rivolgeva a Fiorella, sua compagna di gioco soprattutto nei campionati misti. Un grandissimo abbraccio va proprio a lei, sua compagna di vita oltre che di gioco. Sempre vicina e presente, l’impagabile Fiorella ha aiutato Giulio a superare qualsiasi ostacolo ma anche a vivere tanti bei momenti di svago e felicità con tutti noi”.
Ecco. Non si parla di Giulio se non si parla anche di Fiorella. Della sua forza e della sua abnegazione. Le ho detto che quel posto da lui occupato in fondo alla sala rimarrà nella mente di tutti noi. “So che siete sinceri e che eravate affezionati a quel burbero di Giulio che poi alla fine era di grande cuore e sentimenti”.
Già i sentimenti. Quanto contano in questo spaccato di vita dove l’unico interesse è vincere su tutto e su tutti? Quanto contano in quel mondo di numeri e di classifiche? Direi molto. Non si può lasciare inaridire questa sconfinata e impersonale prateria senza una risata o un atto d’amicizia.
Ed eccola la risata infatti. “Giulio, dice Tiziana Minuti, rivolgendosi direttamente a lui….ti ricordi la mia fobia per le “cacapuzze” (cimici) che assalirono la mia camera a Salsomaggiore, dove eravamo andati per fare i tornei? Abbiamo riso tutta la notte e sono sicura che ricordandolo riderai ancora. Ciao Giulio”.
Stati di animo contrastanti e intrisi di tristezza e commozione sono quelli di Stefano Peruzzo, arbitro anche lui….
“Ho pianto, dice. Quando ho saputo la notizia, non ho potuto trattenere l’emozione. Stavo per uscire di casa, per andare al lavoro, e ho letto della tua scomparsa. Eri malato. Da tempo. Hai lottato ed affrontato la malattia cercando “supporto” nelle attività che ti piacevano. Eri una persona che si appassionava. E tra le tue passioni c’era il bridge. Non ti piaceva solo il gioco, ma tutto ciò che ci girava intorno. Sfruttavi le tue capacità organizzative (frutto di esperienze passate, coltivate in settori sportivi e non), mettendole a disposizione della Associazione Bridge Latina, di cui sei stato un pilastro per decenni. Dietro le quinte, hai tenuto le fila in un ambito a te congeniale. Ti sei adoperato nella gestione amministrativa, nel settore didattico ed anche in quello arbitrale. Ricordo quando comprammo la “smazzatrice” e venivo a casa tua a preparare le mani, imparando l’utilizzo del nuovo, prezioso apparecchio. La passione. Ce la mettevi sempre. Cercando umilmente supporto, quando ti rendevi conto che le difficoltà oggettive che ti affliggevano non ti consentivano di ottenere il risultato auspicato. Eri burbero. Sicuramente come reazione alla malattia. Purtroppo temo che in molti non abbiano saputo percepire questa condizione. Io ho potuto verificare la persona che eri. C’era molto di più dietro quella facciata scontrosa. Se ne va un caro amico e non posso far altro che piangerti”.
Ciao Giulio, da tutti noi. E continua a giocare lassù.
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