Dal 7 al 15 gennaio week end da zona arancione e il resto dei giorni da zona gialla rinforzata con il divieto di spostarsi da una Regione all’altra. Le scuole superiori, finite al centro di un durissimo scontro prima tra governo e Regioni, e poi all’interno dell’esecutivo, non riapriranno il 7 gennaio ma l′11. A tarda notte sono questi i paletti che il Consiglio dei ministri, ad alta tensione, riesce a fissare.

Ciò significa che il 9 e il 10 gennaio (sabato e domenica prossima) non ci si potrà spostare tra Comuni e i bar e i ristoranti saranno aperti esclusivamente per la vendita da asporto e fino alle 18, mentre i negozi resteranno aperti. Tutti gli altri giorni feriali, fino al 15 gennaio, data in cui sarà necessario scrivere un nuovo decreto, l’Italia sarà in zona gialla ma con alcune restrizioni da zona arancione, quindi stop alla mobilità tra Regioni e massimo due persone ospiti in una casa.

Lo scontro, per tutto il giorno, si è incentrato sul ritorno a scuola delle classi superiori. L’ultimo decreto del presidente del Consiglio prevedeva il rientro dal 7 gennaio e al 50%. Ma nel pomeriggio diverse Regioni, tra cui Veneto, Marche, Sardegna e Friuli, hanno emanato proprie ordinanze per far slittare la riapertura degli istituti scolastici.

A sera, in Consiglio dei ministri, il capo delegazione del Pd Dario Franceschini, appoggiato dall’area più ‘rigorista’ del governo, si è detto favorevole a posticipare le riaperture delle scuole superiori e dei licei, spostando il ritorno sui banchi a dopo il 15 gennaio. Ma ad opporsi con forza è il Movimento 5 Stelle, in particolare la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: “I contagi non sono imputabili alla scuola, i nostri ragazzi hanno pagato fin troppo, basta chiedere sacrifici a loro”. Fortemente critiche anche la ministre di Iv, che hanno parlato di “un caos inaccettabile” sul capitolo scuola, “segno di un fallimento del processo di riapertura e del ritorno sui banchi”.

In teoria nel nuovo decreto non sarebbe dovuto entrare il tema della scuola poiché sarebbe dovuto restare in vigore il precedente provvedimento che prevedeva la riapertura delle scuole superiori al 50% dal 7 gennaio. E invece il quadro, sotto la pressione dei presidenti di Regioni e del Pd, è cambiato rapidamente. E la ministra Azzolina che ha fatto di tutto per mantenere la data del 7 invitando le Regioni a riflettere bene “sulle conseguenze per studenti e famiglie” alla fine è stata costretta, insieme al premier Giuseppe Conte, a fare un passo indietro e ad accettare la mediazione che vede il rientro a scuola, per gli studenti delle superiori, lunedì 11 al 50% e non giovedì 7.

Discorso diverso invece sulle misure restrittive in vigore da dopo l’Epifania, su cui invece c’è un accordo unanime. “Dal 7 al 15 gennaio 2021 è vietato – si legge nel decreto – nell’ambito del territorio nazionale, ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma”.

Inoltre venerdì si riunirà la Cabina di regia che lavorerà però con nuovi schemi. Entreranno infatti in vigore soglie dell’Rt (l’indice di contagio) più stringenti: la zona arancione scatterà con una soglia di contagio dell′1 e non più dell′1,25; quella rossa scatterà con una soglia dell′1,25 e non più dell′1,50. Misure più rigide in attesa del piano vaccinale.

 


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