Pierluigi Marzorati Il 23 luglio 2007 ha incantato Roccasecca dei Volsci. Una giornata da non dimenticare quella trascorsa dal Pierlo nazionale nel piccolo paese di collina. A riceverlo il sindaco lo storico sindaco Orazio Balzarani con le massime autorità del paese.
L’ex giocatore azzurro è stato accolto nella sala consiliare, poi si è recato presso la struttura tensostatica dove cinquanta giovanissimi partecipanti al camp estivo lo hanno ammirato nel giocare con loro e nel sentire parole di incoraggiamento nel proseguire con la pratica del basket.
Poi, un assaggio di specialità locali al ristorante La Magnatora con il presidente del Coni Gianni Biondi, ex giocatore di basket, ed il presidente della Fip Maurizio Tosarello. A distanza di tanti anni le sue 278 presenze con l’Italia sono tuttora insuperato record. E sarà molto difficile riuscire a scalzarlo da quest’ambito primato. Chi maggiormente è arrivato ad insidiarlo in questa specialissima gerarchia risponde al nome, più che noto, di Dino Meneghin, altro monumento, quante partite divise insieme con la rappresentativa nazionale, gioendo insieme, soffrendo insieme, così diversi caratterialmente, così uniti e determinati nella ricerca di ogni massimo traguardo
Il più americano dei giocatori nostrani. Pierluigi Marzorati, detto Pierlo o l’Ingegnere Volante, metà del suo attuale tempo di vita l’ha trascorso a correre e dispensare arte cestistica sui parquet di Cantù e d’ogni dove, deliziando platee italiane e internazionali. A Roccasecca lo hanno ascoltato con passione: «Mi sono divertito ed è stato bellissimo. Adesso quel periodo si è chiuso, ma io so di dovere molto alla palla a spicchi. Il mio lavoro nel presente, di cui sono pienamente soddisfatto, è nell’ambito dell’impiantistica sportiva».
Marzorati è stato, con Meneghin, il più grande giocatore italiano d’ogni tempo, allestendo, in azzurro, un asse play-pivot – l’imprescindibile fulcro di un’équipe di pallacanestro – terrificamente (per gli avversari) funzionale e magnificamente indimenticabile: chissà che cosa sarebbe successo se avessero potuto giocare nella stessa squadra di club?
Ma… non solo basket… Pierlo riesce ad essere anche un campione di profonda umanità e generosità: la fama universale derivatagli dalle imprese sportive e dal cristallino talento lo hanno fatto scegliere per interpretare il ruolo di ambasciatore UNICEF, in favore dell’infanzia del mondo, anche quella più sfortunata, quella a cui sembrano negati futuro e diritti. Pierluigi è, insomma – quel che si suol dire dalle sue parti – un bravo ragazzo. Ma, si sa, gli eroi dello sport non invecchiano mai nel loro spirito o nell’immaginario collettivo.
È ingegnere civile Pierluigi Marzorati, un ingegnere che si può vantare d’aver vinto, con la maglia del suo club, due scudetti, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, quattro Coppe delle Coppe e quattro Coppe Korac e, con la maglia color del cielo, un Campionato Europeo per Nazioni e una medaglia d’argento olimpico (dimentichiamo sicuramente qualcosa). Vittorie maturate in una lunghissima carriera, costellata di giocate magiche, assist fantastici e punti razzenti, agonisticamente durata, in serie A, dal 1968 al 1991.
Con l’esordio datato 21 agosto 1971 contro Israele (123-81 per gli azzurri), sei il recordman di presenze con l’Italia… «A questo primato tengo moltissimo. Oggi l’attaccamento alla maglia è tenuto in scarsissima considerazione ed è, in generale, uno dei più gravi problemi dello sport. Io non ho giocato per stabilire il record; per la Nazionale io m’impegnavo come per il mio club, senza avere mai operato alcuna strumentalizzazione, in un senso o nell’altro, per migliorare, per esempio, le mie condizioni contrattuali».
Hai portato, con la sublime perfezione del tuo gioco, scudetti e Coppe a Cantù. Poi, come dirigente, non hai avuto la medesima fortuna. Erano mutati irrimediabilmente i tempi? «Ho le mie colpe. Però, probabilmente, non sono stato affiancato a sufficienza per effettuare, come dirigente, un adeguato processo di formazione e di apprendimento».
In una vita colma di ricordi cestistici quali spiccano con più vivido fulgore e quali, invece, le amarezze indimenticabili? «I più belli sono certamente l’oro europeo di Nantes e la Coppa dei Campioni vinta a Colonia» – contro il Maccabi Tel Aviv, 86-80 – «Delusioni? Tante. In così tante stagioni agonistiche ho perso più di quanto sia riuscito a vincere. Mi ripetevo sempre: Non montarti la testa; non è il caso, pensa a quanto hai perso. Tuttavia mi ritengo fortunato, e la pallacanestro, per quanto mi riguarda, è sempre stato un mezzo e mai un fine». Piena soddisfazione dell’organizzatore dell’evento Piero Casconi, presidente delle Acli che ha ringraziato l’amministrazione comunale e provinciale per il protocollo d’intesa stilato in favore dello sport a Roccasecca.
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