Andrea d’Agnolo detto Andrea del Sarto (Firenze, 1486-1530) fu un pittore italiano rinascimentale. Figlio del sarto Francesco (da cui il nome), si formò nell’ambiente fiorentino, prima presso un orafo, poi presso Piero di Cosimo; ma determinante per la sua formazione fu la conoscenza del lavoro svolto a Firenze nei primi anni del secolo da Raffaello, Fra’ Bartolomeo e Leonardo. Compì, probabilmente due viaggi a Roma (1511 e 1514), un viaggio a Venezia e un soggiorno di circa un anno (1518 – 1519) in Francia alla corte di Francesco Primo. Lavorò soprattutto a Firenze, dove guidò una fiorente bottega. Nei cicli di affreschi per i chiostri dell’Annunziata e degli Scalzi, eseguiti in varie riprese, si può cogliere lo svolgimento del suo percorso pittorico, fin dall’inizio caratterizzato dalla ricerca di un classico equilibrio e dalla smisurata espressione degli affetti. Nel primo dipinse scene della Vita di San Filippo Benizzi (1510 ca.), il Viaggio dei Magi (1511), la Natività di Maria (1514) e la lunetta con la Madonna del Sacco (1515), che è una delle sue opere migliori; nel secondo le Storie di san Giovanni a monocromo, ciclo iniziato verso il 1509 e terminato nel 1526, e una felicissima Visitazione (1524). Nel 1521 lavorò, a Poggio Caiano, al Tributo a Cesare e attorno al 1526-27 al Cenacolo in San Salvi. Tra le numerose tavole, che conservano meglio la qualità del suo delicato colorismo, sono da ricordare almeno la Sacra Famiglia (Parigi, Louvre), la Madonna delle Arpie (Firenze, Uffizi), la Disputa della Trinità, la Deposizione, due episodi delle Storie di San Giuseppe (1515) per la camera nuziale di Pier Francesco Borgherini, il Sacrificio di Abramo.

La sua opera, formalmente così sicura, equilibrata, irreprensibile – tanto da valergli la definizione di pittore “senza errori” da parte del Vasari – fu nella sua sapiente fusione di elementi dai ritmi compositivi raffaelleschi allo sfumato leonardesco e alla luminosità del colore veneto, un importante punto di riferimento per la più giovane generazione del Pontormo, del Rosso Fiorentino, di G. Vasari. Questi suoi allievi avrebbero fatto emergere dagli equilibrati principi della pittura del maestro quel latente fondo di crisi che diverrà palese nei risultati del manierismo.

 

Guglielmo Guidi

 (Storico d’arte)


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