Girolamo Silverio Calisi – noto come Cilormo – nato a Ponza il 20 giugno del 1914, la ricorrenza di San Silverio, ex pescatore, ci ha lasciato da qualche anno in tarda età ma il suo ricordo è sempre vivo. Un guaritore che ha lasciato il segno. I Calisi sono conosciutissimi a Ponza. La mamma era Maria Sandolo. Nessuno ad Arbatax, dove abitava dopo il trasferimento dall’isola ponziana, lo immaginava santo, ma in Sardegna ha fatto felice un po’ di gente. Cilormo non aveva commercialisti o fatturati in nero, non faceva pubblicità ingannevole. Non gli interessava il denaro perché non ha mai preteso un centesimo da nessuno.
Povero e quasi cieco, Cilormo viveva con una pensione sociale e qualche regalo delle persone che curava con successo: buste di caffè, frutta, pesce, olio, grappa, salumi, formaggio. In mare non usciva più perché, pur ultranovantenne, per un curioso contrappasso non godeva di una salute di ferro. Rosy Brundu, 27 anni, laureata in Scienze politiche all’università di Cagliari, soffriva di una psoriasi cronica al cuoio capelluto: «Il mio cassetto era così pieno di tacalcitolo, retinoidi che ho buttato». Rosy è entrata, tre minuti ed era fuori: «Questa è la prima seduta, ce ne saranno altre due. Se ci credo?, non servono atti di fede, Cilormo non è un mago, sono qui perché ha risolto i problemi ad amici di Cagliari. Guardi che da questo “tziu” c’è sempre la fila». Il primo «sanato ufficiale» è Giuseppe Piras detto Peppineddu, un pastore che i ponzesi (i Cristo, i Mattera e i Mazzella, gli Aversano, i Romano e i Calisi, i Musella, i Conte) sbarcati qui negli Anni Trenta per caricare carbone sulle motozattere, convertirono alla pesca. Cilormo – un giorno – ha centrato la ferita di un suo amico con uno sputo e lui, guarito, ha cominciato a saltare sulle acciughe. I due riprendono a scaricare scampi, calamari e sarde ma il giorno dopo lo sa tutto il paese, quelli di Arbatax lo dicono a quelli di Tortolì, che lo dicono a quelli di Girasole.
La vita di Cilormo, il ponzese nato il giorno di San Silverio, il santo dei miracoli al quale i ponzesi sono molto devoti, ha preso un’altra direzione. La «terapia ufficiale» dura tre giorni. Per 72 ore al «paziente» è fatto divieto di mangiare carne di maiale e bere acquavite. Laura Petrillo, impiegata al ministero della Marina, romana: «In 36 anni ho visto guarire centinaia di persone». Gemma Azuni, di Olzai, consigliere comunale a Roma: «I porri al braccio sono spariti in due ore, dopo un intervento al Bambin Gesù mia figlia Giovanna era al punto di prima». Una mattina, con la colonna deformata dall’artrosi, Emiddio Cristo, 70 anni, pescatore, si sveglia urlando. I cerotti a base di cortisone gli stanno bruciando la pelle: «Sono andato da Cilormo, lui ha fissato per un po’ il vuoto, poi sputato sulle ustioni. M’ha fatto schifo ma sono guarito». Dal vecchio ponzese si recavano anche medici, militari delle Basi Nato in Sardegna, turisti italiani e stranieri. Girolamo Silverio Calisi ha sempre mantenuto un contatto con l’isola, partecipava ogni anno alla processione che si svolge anche in Sardegna in onore del Santo.
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