“Il treno da Mosca” di Maurizio Lo Re – Oltre Edizioni – pag. 367 – € 18,00
Recensione di Stefano Piermaria
Paragonare Maurizio Lo Re al grande Henry Graham Greene, famoso scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e agente segreto britannico non è assolutamente irriverente; Lo Re infatti lo ricorda, sia nello stile, sia per l’esperienza maturata nella sua lunga carriera diplomatica, che gli permise anche di venire a contatto con ambienti, personaggi e vicende ricche di spunti reali da trasferire nelle spy story e nella letteratura d’avventura.
Questo romanzo non è solo avventura, ma anche introspezione e riflessione sull’inquietudine del protagonista, travolto da passioni e contraddizioni. L’avvocato Lucio Manacorda, uscito di recente da una grave crisi esistenziale e professionale, è riuscito a riprendere in mano la propria vita, ma sente di dover affrontare ancora un’impresa per liberarsi dalla sua personale prigione. L’occasione si presenta quando gli capita di trovare sul treno una vecchia copia del romanzo Lucien Leuwen di Stendhal, in tempi lontani appartenuto a Lorenzo Stefani, un ufficiale italiano perso nel caos dell’8 settembre 1943, deportato in Germania. Come ha dichiarato l’autore, in una recente intervista – “ Il mio riferimento a Lucien Leuwen, in particolare, riguarda il tema delle persone che resistono al proprio destino, cercando di cambiarlo, o meglio di conquistarlo. La trama si sviluppa alla fine degli anni Settanta, al tempo di divisioni, di guerra fredda e di intensa attività spionistica.
Il treno (Mosca-Venezia) suggerisce la dinamica dello spostamento in un periodo di comunicazione controllata e piena di sospetti, tra due mondi opposti come la democrazia occidentale e l’universo oltrecortina, dominato dagli apparati dell’Europa dell’Est e della Russia comunista, dove i cittadini di un immenso territorio, subiscono la negazione dei diritti più ordinari.
Quindi romanzo, ma anche realtà di un momento storico, dove insieme a personaggi inventati – spiega l’autore – compare anche Michele Lanza, limpida figura che ha onorato la diplomazia italiana lasciando un prezioso diario, sotto lo pseudonimo di Leonardo Simoni, Berlino, Ambasciata d’Italia (1939-43). Una figura e una vicenda non centrale nella storia, ma che ripropone la situazione paradossale vissuta dalla maggioranza dei diplomatici italiani dopo l’8 settembre 1943, abbandonati a se stessi, come i militari, su tutti i fronti di guerra. Un libro che mantiene viva attenzione e emozione senza concedere troppo alla fantasia.
Maurizio Lo Re, nato a Roma nel 1948, laureato in lettere, nella sua carriera diplomatica è stato in Corsica, a Cuba e nella ex Iugoslavia, quindi Ambasciatore d’Italia in Lettonia. Ha pubblicato il romanzo storico “La linea della memoria” (2002), il romanzo biografico “Filippo Paolucci – L’italiano che governò a Riga” (2006), tradotto anche in lingua lettone ed i romanzi storici “Gli amici di Leuwen” (2009” e “Domani a Guadalajara” (2013).
(Stefano Piermaria)
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